martedì 24 novembre 2009

Il potere è altrove

Il potere è altrove. Leonardo Sciascia se ne rese conto. Con la sua straordinaria lucidità, dopo l’esperienza di parlamentare e di consigliere comunale a Palermo, Sciascia comprese che le decisioni raramente vengono prese nelle assemblee elettive – anche e soprattutto in democrazia.


«Il potere è sempre altrove – disse in un intervista lo scrittore di Racalmuto – Non è nel consiglio comunale di Palermo, non è nel Parlamento della Repubblica, il potere è altrove». È una considerazione amara che ancor’oggi ha il suo valore ed è più attuale che mai.

Chi segue i lavori della assemblee elettive, giornalisti, ma anche consiglieri comunali e deputati – quei pochi dotati di un minimo di sana disillusione (e ne conosco alcuni) – si rende conto che il potere è altrove. Sa perfettamente che le decisioni, quelle importanti, quelle che interessano e influiscono davvero sulla vita delle persone, sono prese a monte, dalle lobby economico-politiche. Gruppi di pressione e di interesse completamente bipartisan, completamente bilaterali.

Ci si trova perciò davanti a giunte e/o maggioranze di colori politici opposti (a parole) che in città diverse votano gli stessi provvedimenti, le stesse delibere, gli stessi progetti. Basta guardare allo scempio che si sta facendo delle nostre città: un nuovo boom edilizio. Grattacieli, «grandi opere», consumo di suolo agricolo, abbattimento di edifici storici, pale eoliche criminali che deturpano il paesaggio…

Dal 2001 al 2007 c’è stato un nuovo boom edilizio. Nessuno ne parla. Eppure si conoscono i colpevoli; i loro nomi e le loro facce. Sono i fautori della modernità, del progresso: sempre loro! Qualcuno l’ha chiamato il «partito del cemento». Ma non è un partito, perché va oltre le parti.

Se con il primo boom edilizio ed economico, negli anni ’60, abbiamo assistito a una apocalisse culturale irrimediabile, alla scomparsa della civiltà contadina in Italia, alla «perdita dei sensi», oggi, con il nuovo «boom», assistiamo alla scomparsa delle reliquie di quella civiltà, dei ruderi, della memoria del nostro passato. E così, senza nemmeno accorgercene, abbiamo perso il «bel paese», per sempre.

Ci si affaccerà su Torino dalla collina e si vedranno grattacieli alti 180 metri: la scomparsa delle Alpi. Si volgerà lo sguardo verso Gibellina vecchia, il Cretto di Burri, estremo rudere del disastro, e si vedranno pale eoliche: la scomparsa del cielo.

Il potere è altrove. La politica – come diceva Sciascia – «è una cosa troppo seria per lasciarla fare ai politici». La professionalizzazione della politica ha fatto sì che politici e amministratori fossero assoldati non più dai cittadini ma dai gruppi di potere.

Fioriscono comitati in tutto il Paese, contro la svendita del territorio, per il controllo delle scelte che irrompono nella vita dei cittadini. La gente si arrabbia, ma cosa può contro il potere che è altrove?

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sicilitudine:

«la sostanza di quella nozione della Sicilia che è insieme luogo comune, idea corrente, e motivo di univoca e profonda ispirazione nella letteratura e nell’arte»